“Penso, molto semplicemente, che l’acqua sia l’immagine del tempo, e la notte di Capodanno, con un gusto un po’ pagano, cerco sempre di trovarmi vicino all’acqua, possibilmente davanti a un mare o a un oceano, per assistere all’affiorare di una nuova porzione, di un’altra tazza di tempo. Non cerco una sirenetta nuda a cavallo di una conchiglia; voglio vedere una nuvola o la cresta dell’onda che lambisce la riva a mezzanotte. Questo, per me, è tempo che esce dall’acqua e quando fisso il lungo pizzo che depone sulla spiaggia non lo guardo con la curiosità di una zingara sapiente ma con tenerezza e gratitudine”
(J.Brodskij, Fondamenta degli incurabili, Adelphi, p.40)
