C’è un libro che lessi durante la scuola elementare. Era conservato, insieme ad altri, in uno scaffale a muro chiuso da una porta grigia con una piccola chiave. Lo lessi d’un fiato e non ricordo né il titolo, né l’autore. Narrava una storia di ragazzi, di nave ormeggiate, in disuso, di appuntamenti nelle stive di esse. Sullo sfondo il mare d’inverno, le spiagge desolate, i cieli cangianti, rimescolati dal vento. Fu il libro per cui, entrando un familiare – una sorella di mia madre -, per la prima volta non salutai, non alzai lo sguardo dalla pagina. Sprofondato nel divano di casa, viaggiavo velocissimo sull’onda delle pagine… Quel libro, come certi amori, l’ho perso per sempre e lo struggimento, a distanza di tanti anni, è ancora intenso, inconsolabile.
